Scommesse sportive annichilite dal Covid-19: i numeri della crisi
Le scommesse sportive pagano uno scotto pesantissimo a causa della pandemia generata dal Coronavirus. Con un contagio ormai esteso a tutto il mondo, ciascun paese è dovuto correre ai ripari. Ripari che si sono tradotti in una serie di lockdown, più o meno restrittivi, col divieto nella maggioranza dei casi di muoversi e spostarsi liberamente.
Ciò ha chiaramente costituito un ostacolo anche per tutto il settore del gioco fisico, con la chiusura di sale e locali adibiti al gioco d’azzardo, e in particolare delle scommesse sportive. Che pagano un prezzo ancora più alto: quello di un palinsesto congelato a causa delle maggiori competizioni sportive praticamente ferme.
Scommesse sportive, i numeri della crisi
Le scommesse sportive costituiscono un punto saldo del settore gioco e dell’economia. Basti pensare che nel 2018 totalizzavano, relativamente al solo calcio, circa 8 miliardi di raccolta. Di questi 192 milioni andavano al Fisco. Numeri spazzati via dal Covid-19, a danno del settore e dell’Erario che complessivamente, per ogni mese di lockdown, rischia di perdere un totale di 750 milioni mese per mese.
La crisi si acuisce, come dicevamo, per una serie di eventi ormai ridotti all’osso. Si punta sempre meno, con un flusso passato a poco più di 2.000 puntate al giorno a fronte delle 100.000 precedenti all’impazzare del virus. Vittime di una autentica carneficina le agenzie, gli operatori e i concessionari.
Sul territorio italiano il calo, secondo le ultime stime, è dell’80%. Le previsioni per il futuro, invece, sono ancora più negative. Sul territorio italiano il volume di affari si è ridotto di circa cinquecentomila euro al giorno, arrivano ai centomila odierni con un incasso mancante di 400.000 euro: si è trattato di dieci milioni in soli venticinque giorni di blocco.
I dati di marzo sono impietosi, ai minimi storici: un calo del 33,6% sulle scommesse sportive, con una spesa pari a 70,7 milioni a fronte dei 106,4 dell’anno precedente. Per le scommesse online il calo è stato del -13,7% (qui la spesa è di quasi 45 milioni di euro).
Scommesse sportive, la crisi degli operatori
I numeri della crisi diventano ancor più chiara se si sposta l’attenzione alla patria del betting, il Regno Unito. Paddy Power e William Hill, due delle maggiori agenzie mondiali, hanno perso 2.2 miliardi di sterline. In particolare quest’ultimo ha perso il 30% sul mercato a causa dell’incertezza legata alla pandemia. Negli USA i poli strategici costituiti da Las Vegas e Atlantic City hanno visto la chiusura di tutti i caratteristici, e fondamentali, casinò.
Alle scommesse e ai mancati ricavi si affianca poi un altro problema, quello della gestione dei pagamenti delle scommesse vincenti, alimentate dai flussi stessi. Una flessione totale che rischia di creare una beffa, oltre che il danno, bloccando la liquidità. Da qui la decisione di molti operatori di chiudere momentaneamente.
Presto o tardi, con l’inizio delle “seconde” fasi nella maggioranza dei paesi del mondo, occorrerà mettere in campo strategie efficaci per rientrare dalla crisi, particolarmente grave per il mondo del betting. Da qui la necessità, per molti, di investire su forme di intrattenimento alternative. , particolarmente in auge nell’ultimo bimestre, sono un esempio valido su dove puntare per una risalita che, forse, sarà più dura del previsto.
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